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FAQ sui catarifrangenti e pellicole riflettenti

Cos'è un catarifrangente? Quali strutture catarifrangenti esistono? Come posso scegliere il catarifrangente giusto? In questa pagina troverete le risposte alle domande più frequenti sui catarifrangenti e pellicole riflettenti.

Un catarifrangente riflette la luce o, più in generale, formula un’onda elettromagnetica secondo le leggi fisiche in una determinata direzione preferita.

Il catarifrangente in foglio è un catarifrangente a forma di pellicola e quindi flessibile e per lo più autoadesivo. La superficie riflettente è disposta sotto uno strato di copertura trasparente per proteggerla dagli influssi ambientali.

Con la retroriflessione, il fascio di luce viene riflesso nella direzione di incidenza. “Retro” deriva dal latino e significa “indietro”. Le onde luminose vengono ruotate dalla riflessione.

Un retroriflettore è un catarifrangente che riflette la luce incidente parallelamente alla sorgente luminosa, indipendentemente dall’angolo di incidenza. La superficie irradiata (struttura a riflettore) ha in genere una struttura angolare particolarmente fine con molti piccoli specchi triple che consentono la retroriflessione.

Le onde luminose oscillano in diverse direzioni verticali e orizzontali. La polarizzazione della luce descrive la direzione di oscillazione. Se la luce non ha una direzione preferita, viene chiamata luce non polarizzata.

Un polarizzatore lineare è un filtro che lascia passare la luce in una determinata direzione di oscillazione (ad esempio polarizzata verticalmente), mentre non la attraversa perpendicolarmente nella direzione di oscillazione (nell’esempio luce polarizzata orizzontalmente).

Il principio di funzionamento di una barriera catarifrangente sfrutta le caratteristiche del polarizzatore in combinazione con le caratteristiche del retroriflettore. La luce emessa dal trasmettitore viene irradiata in una determinata direzione di oscillazione. Il filtro di polarizzazione integrato nel retroriflettore ruota le onde luminose consentendo al ricevitore di ricevere le onde luminose ruotate. Se un oggetto entra tra trasmettitore e ricevitore, le onde luminose non vengono ruotate e il sensore non ha alcun segnale, per cui “commuta”.

La struttura descrive, in caso di catarifrangenti e pellicole riflettenti, la forma degli elementi (triplo, angoli cubici) sulla superficie riflettente (sistema catarifrangente).

Ci sono strutture catarifrangenti di elementi molto piccoli (macchie di dadi), che si trovano sulla microstruttura e sulla struttura continua, fino a grandi (di diversi cm) angoli di cubi che si trovano sulla struttura macrologica e sulla struttura a nido d’ape.

In caso di luce a LED (luce rossa) o di portate elevate sono adatte le strutture macro o a nido d’ape.

Un catarifrangente con struttura micro o continua è più adatto per raggi di luce con una ridotta divergenza del raggio e un diametro del raggio ridotto, ad esempio in caso di fascio laser.

Poiché il fascio laser è molto fine, fino a meno di un millimetro, è adatto un sistema di riflessione con trippi molto piccoli che si trovano sulla struttura micro e continua.

La luce rossa ha un diametro del punto luce maggiore (più cm) e pertanto sono adatte grandi strutture triple, come la struttura macro o a nido d’ape.

Per l’orientamento a grande distanza, utilizzare un catarifrangente con macrostruttura. Il vantaggio di una grande struttura a triplo strato è il grado di riflessione, perché maggiore è la tripletta, migliore è il grado di riflessione e maggiore è la portata.

Un angolo di apertura viene integrato nella struttura a triplo. I tripli non sono disposti esattamente in verticale, bensì a 90° l’uno dall’altro, in modo da riflettere la luce in modo più ampio. Quanto più grandi sono i tripli, tanto maggiore è l’angolo di apertura.

Nel caso dell’ottica a due lenti, il catarifrangente deve riflettere la luce leggermente sfalsata nel ricevitore. Con un angolo di apertura superiore a 90°, questo effetto si ottiene anche a distanza ravvicinata, poiché la luce viene riflessa in maniera più ampia, permettendoci di colpire anche il ricevitore.

Il catarifrangente di riferimento è il catarifrangente al quale si riferisce la portata del sensore.

Sì, è importante prestare particolare attenzione al posizionamento, soprattutto negli apparecchi a due lenti. A seconda della struttura del catarifrangente, è necessario rispettare la distanza minima dal catarifrangente e la portata massima.

Il catarifrangente deve essere posizionato a una distanza prestabilita dal sensore, in modo che il ricevitore possa riconoscere un numero sufficiente di raggi luminosi. Se tra i dati relativi all’autonomia figura adesempio: “0,07…8 m”, la distanza minima del catarifrangente deve essere di 7 cm dal sensore. L’oggetto può comunque essere riconosciuto nella zona della distanza minima!

Ogni catarifrangente ha una portata massima che descrive la distanza massima tra il sensore e il catarifrangente. Se, ad esempio, la portata è pari a “0,07…8 m”, il catarifrangente non può essere applicato a una distanza superiore a circa 8 m, altrimenti la luce riflessa sarà talmente debole che il ricevitore non la riconoscerà più.

La dimensione del catarifrangente deve essere adattata al punto luce del fascio di luce che colpisce. Proprio alla massima portata è importante che il diametro punto luce aumenti, maggiore è il catarifrangente. I catarifrangenti di piccole dimensioni possono essere utilizzati facilmente in spazi ristretti e ridotti.

Sono presenti fori di fissaggio, viti, tappi di fissaggio e pellicola autoadesiva.

Si intende un lieve smorzamento del singolare attraverso l’oggetto. Quindi, nel caso di materiali trasparenti, il segnale viene attenuato solo in minima parte dall’oggetto e pertanto il segnale non attenuato deve essere il più stabile possibile affinché il sensore funzioni in modo affidabile.

Un rivestimento antinebbia impedisce l’appannamento termico del catarifrangente. Le piccole gocce scompaiono in un lampo, garantendo una retroriflessione costante.

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